Si sente spesso dire che i migranti “hanno lo smartphone, quindi non sono poveri”, un’affermazione basata sull’immaginario popolare che vede la figura del migrante associata ad una persona che arriva sulle nostre coste su un barcone privo di qualsiasi cosa, per cui non può avere con sé un oggetto come lo smartphone, che viene associato all’idea di un bene secondario, tecnologico e di lusso.

Invece, smartphone e social network rappresentano risorse primarie per chi è in fuga da guerra e fame, si sposta tra continenti diversi per sopravvivere o per cercare un futuro migliore. La richiesta di una connessione Internet non rappresenta un capriccio, ma la necessità di potersi localizzare e il modo più economico per poter comunicare con i propri amici e parenti lontani.
La tecnologia consente non solo tali comunicazioni, ma anche la condivisione di informazioni su eventuali pericoli, notizie sui luoghi migliori dove poter soggiornare e così via.
Bisogna considerare , inoltre, che i cellulari che possiedono i migranti sono solitamente rigenerati o di produzione locale, e non rappresentano quel lusso a cui spesso si pensa in Occidente: si comprano sulle bancarelle o attraverso i diversi tipi di commercio informale, ovvero tramiti amici o parenti, e non in negozi costosi ad alta tecnologia.
Così come cambia la società occidentale tramite la tecnologia, allo stesso tempo quest’ultima trasforma i modi di agire dei rifugiati e le agenzie umanitarie internazionali sono state le prime ad accorgersene: l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha distribuito 33.000 schede SIM ai migranti siriani in Giordania e 85.704 lanterne solari che possono anche essere utilizzate per ricaricare telefoni cellulari. Per l’UNHCR è in atto un cambiamento nella comprensione di ciò che in realtà significano le prestazioni di assistenza. La presenza di risorse digitali a disposizione dei  rifugiati indica un veloce cambiamento nel sistema di aiuto ai profughi coinvolti nella grave crisi umanitaria che sta avvenendo per cui, per evitare disinformazione, è necessario creare buone pratiche per la gestione digitale delle migrazioni.


Fonti:

https://openmigration.org/idee/in-movimento-come-i-rifugiati-usano-gli-smartphone/

http://www.globalist.it/world/articolo/77944/immigrati-uno-smartphone-per-la-vita.html

http://www.tpi.it/mondo/italia/rifugiati-siriani-smartphone

Foto:

https://openmigration.org/idee/in-movimento-come-i-rifugiati-usano-gli-smartphone/