L’Italia è al terzo posto in Europa, per presenza di cittadini migranti, dopo Germania e Regno Unito.
Per quanto riguarda l’incidenza dei migranti sui diversi aspetti del bilancio pubblico, nel 2015 i migranti hanno generato l’8,8% del PIL (127 miliardi), incidenza che risulta più elevata in alcuni settori, come per esempio la ristorazione, in cui il 19% della ricchezza nazionale è prodotta nel settore.
Il contributo all’economia di questi lavoratori si traduce in quasi 11 miliardi di contributi previdenziali pagati ogni anno. Uno dei primi benefici dell’immigrazione sono, appunto, i contributi pensionistici versati dagli stranieri occupati: nel 2014 hanno raggiunto quota 10,9 miliardi, che sono equivalenti a 640mila pensioni italiane.
Sul piano del gettito fiscale, nel 2014 i contribuenti stranieri sono stati 3,5 milioni ( l’8,7% del totale ), con un volume IRPEF pari a 6,8 miliardi ( il 4,5% del totale), e hanno versato contributi previdenziali per 10,9 miliardi ( il 5% del totale ) .
Nel 2015 le imprese a conduzione straniera sono 550.000 (il 9,1% del totale), ai primi posti per numero d’imprese in Italia si trovano la comunità marocchina e quella cinese. Negli ultimi anni (2011/2015 mentre le imprese italiane sono diminuite (- 2,3%) quelle straniere hanno registrato un incremento significativo pari al + 21,3%.
Il contributo dei lavoratori stranieri alla crescita dell’economia è importante, anche in considerazione del fatto che il costo degli stranieri è inferiore al 2% della spesa pubblica italiana.
Il Fondo monetario europeo sostiene che ai Paesi direttamente coinvolti nell’accoglienza dei rifugiati vada concessa una certa flessibilità nei vincoli europei di bilancio. Secondo questo studio in Europa l’integrazione dei migranti potrebbe avere un impatto positivo sul PIL, nell’ordine dello 0,2%. La simulazione presuppone un’integrazione di successo, fino a quando la performance dei rifugiati nel mercato del lavoro è inferiore a quella della popolazione nata nella nazione di riferimento, il loro contributo al PIL sarà più basso della media. Perciò per avere un maggiore effetto positivo sul PIL è necessaria una maggiore integrazione.
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