La crescente preoccupazione nei confronti dei minori non accompagnati è dovuta alle cifre impressionanti degli arrivi sulle coste italiane.
I minori rappresentano una larga parte delle persone costrette a fuggire dal proprio paese e, secondo le stime fornite da Save The Children, dal 1 gennaio al 21 aprile 2016 su 25.000 migranti più di 4000 sono minori, di cui 3.667 non accompagnati.
Indipendentemente dal loro status di migranti o rifugiati, i minori devono essere considerati in quanto tali poiché sono maggiormente esposti al rischio di abusi, abbandoni, violenze e sfruttamento.
Si tratta infatti di persone che fuggono da guerre, persecuzioni, disperazione e che rischiano la vita per arrivare in Europa. I minorenni non accompagnati in genere sono vittime di trafficanti di esseri umani, alcuni subiscono abusi e vengono sfruttati.
Per garantire ai minori servizi adeguati e completi lo Stato elargisce fondi limitati ai centri di accoglienza e di emergenza, i quali sono costretti a fare grande affidamento su sostegni esterni provenienti da associazioni di volontariato, fondazioni e così via. Appare evidente la necessità non solo di aiuti primari, quali cure sanitarie e nutrizione, ma anche di un’assistenza psicologica costante, attività educative e culturali, cui purtroppo il sistema di accoglienza italiano appare ancora inadeguato. Gran parte dei minori rimane bloccata nei comuni di approdo per effetto di una normativa nazionale che limita fortemente la possibilità che altre regioni italiane condividano la responsabilità dell’accoglienza di questi bambini e ragazzi, precludendo loro la possibilità di essere ospitati in strutture e contesti attrezzati.
Una pesante conseguenza di tutto ciò emerge dal fenomeno dei minori non accompagnati che vengono dichiarati scomparsi, ossia bambini scappati dai centri di accoglienza per continuare il loro viaggio, raggiungere altri paesi europei dove hanno conoscenti e parenti. Tra coloro che si rendono irreperibili ci sono anche quei minori che vengono inseriti nel mercato del lavoro nero, quali commercio ambulante, mercati ed edilizia, ma anche per lo sfruttamento a fine sessuali e per la piccola delinquenza per lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Non è un fenomeno nuovo, ma certamente sta assumendo dimensioni e caratteristiche importanti che interessano tutta la società, in Italia e in Europa.
È necessario investire risorse per favorire l’integrazione e creare le condizioni affinché questi giovani rappresentino uno stimolo e un’occasione per i migranti stessi e per la società che li accoglie.
Si rendono necessari una pluralità di azioni a differenti livelli, sia politico e giuridico, sia sociale ed educativo: campagne di informazione nei Paesi di provenienza; studi sul fenomeno dello sfruttamento che permettano in tempi brevi di rilevare i fattori di rischio e di elaborare strategie di intervento tempestive ed efficaci; collaborazione tra i Paesi dell’UE per armonizzare le procedure di accoglienza, assistenza; riduzione dei tempi per l’ottenimento della tutela da parte del minore e l’avviamento delle procedure per il permesso di soggiorno; forme di accoglienza individualizzate come l’affido familiare, soprattutto per i ragazzi più piccoli, che necessitano di cure e di attenzioni specifiche, così da sostenere un’accoglienza a misura di bambino; favorire i rimpatri assistiti per i minorenni che ne fanno richiesta e superare gli ostacoli legati alle indagini familiari; potenziare le procedure di trasferimento previste dal Regolamento Dublino III, nel caso in cui vi siano familiari presenti in uno Stato diverso da quello in cui sono arrivati.
Immagine scattata a Trabia (PA) – ©UNICEF/UN019996/Gilbertson
Fonti e link utili:
http://www.unicef.it//doc/7104/arrivi-record-minori-stranieri-non-accompagnati.htm