Quando navighiamo sul web o guardiamo la nostra bacheca Facebook, sappiamo davvero distinguere una notizia falsa da una vera?
I cosiddetti siti ingannevoli che promuovono notizie devianti si sono evoluti e sono sempre più numerosi. Operano ad ogni livello sul web sfruttando la popolarità che hanno nei social network, grazie a coloro che non riescono a distinguere tra finzione e realtà.
Il fine di questi siti è ovviamente quello di generare profitti. Ma come?
Possono farlo sfruttando i meccanismi del pay for click, ossia si possono guadagnare soldi con le pubblicità posizionate nelle loro pagine, agganciandosi a piattaforme come Google Adsense, uno strumento per cui sei tu che puoi scegliere le inserzioni che compariranno nel tuo sito tramite un’asta in tempo reale. Di tutte le altre operazioni incluse le fatture si occupa direttamente Google.
La strategia è semplice si possono aprire i siti più disparati con domini che assomigliano ai più conosciuti quotidiani nazionali, come il sito http://www.ilfattoquotidaino.it che non ha nulla a che fare con la testata giornalistica: Il Fatto Quotidiano. Inoltre molti utenti usano la tecnica dei local viral hoax, ossia inventano una notizia falsa localizzandola in un determinato luogo in modo tale che gli abitanti di quella località o dei paesi vicini saranno molto più interessati a credervi e a condividere la notizia.
Anche se i numeri non sono certi, ogni mille visite si può guadagnare fino a due euro. Lo ha rivelato Gianluca Lipani, un ragazzo che ha cavalcato l’onda delle bufale per generare profitti. Ha aperto svariati siti e pagine Facebook come senzacensura.eu, oggi tutti oscurati dalla Polizia Postale. Attirava gli utenti con titoli come: “Napoli, ospitano un pakistano a cena: stupra la figlia e viene picchiato dal padre”; “Catania, 15enne bruciato vivo. Massacrato perché cristiano”; e “Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare”. Con quest’ultimo articolo afferma, in un’intervista rilasciata a l’Espresso, che ha fatto più di cinquecentomila visite e guadagnato mille euro, solo nella prima settimana.
Nella stessa intervista, alla domanda da dove ha preso l’ispirazione per scrivere il suo articolo più cliccato e rigorosamente falso, dichiara:
«In passato avevo condiviso sulle mie innumerevoli pagine Facebook la storia davvero accaduta di un immigrato che stuprò una bambina, e tra i commenti al post ci fu chi scrisse una roba del tipo “Eviratelo e fateglielo mangiare a forza” e “Buttategli l’acido addosso”. Questi commenti macinavano centinaia di like; e così ho deciso di farne il format del mio blog. Ho avuto quasi 6 milioni di visualizzazioni e 800 mila condivisioni».
Le cosiddette bufale sono subdole, sfruttano i luoghi comuni, i pregiudizi, argomenti che catturano l’attenzione e queste false notizie non hanno un’impostazione che si discosta molto da quelle vere. E allora come difenderci dalla cattiva informazione?
Quando ci troviamo davanti ad una notizia sul web possiamo seguire alcuni piccoli accorgimenti per capire se sia vera o meno.
Innanzitutto dobbiamo verificare sempre la fonte; non dobbiamo condividere solo perché il titolo è accattivante; se gli articoli iniziano con frasi come “Quello che nessuno ti dice” si tratta di mere notizie false senza nessun dubbio ed ultimo ma non per importanza, dobbiamo sempre verificare l’attendibilità della persona che ha condiviso la notizia.
Tutti noi possiamo reagire alla cattiva informazione e fare la differenza!
#Timeout fermati e informati!
Fonti:
Foto: