«Immaginate di essere messi in un luogo dove è proibito muoversi liberamente, dove vi vengono tolti tutti i vostri effetti personali. Tutto vi sarebbe imposto: quando poter essere visitati da un medico, quando e cosa mangiare, con chi condividere la stanza, quando andare a dormire. E sareste sorvegliati costantemente, potendo uscire solo durante il giorno e in momenti specifici. Sempre con l’obbligo di chiedere il permesso. Senza avere la possibilità legale di garantirvi da voi stessi la sussistenza, potendo contare solo sui pochi euro che vi vengono concessi giornalmente, o provando a guadagnare qualcosa in un modo che è sempre considerato illegale. Aggiungendo a tutto questo la costante minaccia di essere espulsi in un paese in cui non si vuole vivere e dove potreste trovarvi in pericolo».
Estratto di un volantino distribuito il 12 dicembre 2015 a Berna in occasione dell’occupazione dell’ex Ospedale Ziegler, struttura che dovrebbe diventare un Cara.
Il sistema dell’accoglienza in Italia è gestito dal Ministero dell’Interno e si divide in diverse strutture:
Cpsa (centri di primo soccorso e accoglienza) e Cda (centri di accoglienza):
In questi centri i migranti appena arrivati ricevono le prime cure mediche, vengono foto segnalati e gli è data la possibilità di richiedere protezione internazionale. In base alla loro condizione vengono poi trasferiti negli altri centri, infatti, la permanenza dei migranti nei Cpsa è limitata nel tempo. In Sardegna si trova il centro di Cagliari-Elmas.
Cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo):
Nei Cara vengono accolti gli stranieri irregolari che hanno fatto richiesta di protezione internazionale. Qui vengono identificati e vengono avviate le pratiche di riconoscimento dello status di rifugiato. Il centro di accoglienza di Cagliari-Elmas ha anche funzioni di Cara.
Cie(centri di identificazione ed espulsione):
coloro che sono arrivati in modo irregolare nel suolo nazionale e non hanno richiesto la protezione internazionale, o non ne hanno i requisiti, vengono accolti dai Cie. Queste strutture sono state istituite per evitare la dispersione sul territorio di chi è in via di espulsione perciò coloro che si trovano in queste strutture non possono uscire liberamente. I tempi di permanenza degli extracomunitari in questi centri sono regolari dalla Legge n.161 del 2014, in particolare, qualora questo sia in attesa di espulsione già convalidata, la permanenza nel centro non può superare i 30 giorni. Questo termine può essere ampliato dal giudice su richiesta del questore, ma entro un massimo di 90 giorni.
Le prefetture, attraverso accordi con cooperative, associazioni o enti, gestiscono i centri per l’immigrazione in cui viene assicurata l’assistenza alla persona,la ristorazione, il servizio di pulizia ed igiene ambientale e la manutenzione della struttura e degli impianti. Tra l’assistenza alla persona troviamo anche l’ assistenza sanitaria a cui hanno diritto i migranti irregolari senza che ciò comporti una segnalazione alle autorità.
Fonti e link utili:
http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/asilo/suprano/cap5.htm