Nel caso specifico dell’Italia, secondo uno studio del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) dal titolo “Il ruolo degli immigrati nel mercato del lavoro italiano” (2012), non esiste nessuna base concreta per sostenere l’ipotesi che l’immigrazione determini la perdita di lavoro da parte degli italiani o che abbia un effetto negativo sulle loro retribuzioni.

La presenza degli immigrati non ha un ruolo significativo nell’influenzare la probabilità per un lavoratore italiano di perdere l’occupazione e per quanto riguarda le retribuzioni dei lavoratori italiani non si rileva una riduzione significativa ricollegabile alla presenza di immigrati sul territorio. Questo dato viene ribadito anche dal Centro di ricerca per i problemi del lavoro e dell’impresa (CRELI), secondo cui l’immigrazione non ha un effetto significativo sulle retribuzioni, ma invece esiste un elevato dislivello tra le retribuzioni degli italiani e degli stranieri a sfavore di quest’ultimi, dovuto alle basse qualifiche ricoperte dagli immigrati e alle loro difficoltà negli avanzamenti di carriera. Ad emergere con crescente preoccupazione è la dualità del mercato del lavoro e l’etnicizzazione di alcune professioni, ovvero la tendenza ad attribuire determinate tipologie di lavori, soprattutto manuali, ai lavoratori stranieri.

Inoltre, secondo la ricerca “MIPEX 2015, Migrant Integration Policy Index”, l’Italia presenta criticità rispetto agli altri paesi europei riguardo l’inserimento dei migranti nel mondo del lavoro. Da un lato, numerosi giovani migranti non risultano né inseriti nel mondo del lavoro né inquadrati in un percorso di formazione, dall’altro c’è invece il problema opposto, ossia, non si riesce a soddisfare l’alta formazione degli immigrati, che continuano a svolgere lavori che non sempre rispecchiano il loro livello di studio. Gli immigrati soffrono, infatti, di una istruzione più alta, come mostrato da un’indagine dell’Istat, rispetto al livello che viene richiesto dal lavoro svolto. Ciò provoca una segmentazione del mercato del lavoro che coincide con una parziale assimilazione economica degli immigrati, e che in parte è dovuta a fenomeni di discriminazione.

Ma a fronte di queste disomogeneità e criticità, i lavoratori stranieri hanno un impatto benefico sull’economia italiana. Come si legge nel rapporto del Ministero dell’Interno, gli effetti potenziali dell’immigrazione sono numerosi, dai prezzi dei beni di consumo e delle abitazioni, alla fruibilità dei servizi pubblici, dall’integrazione culturale ad altri ambiti dell’economia. In termini di ricchezza nazionale, infatti, gli stranieri occupati hanno contribuito alla produzione di circa 123 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero l’8,8% della ricchezza nazionale complessiva. Inoltre, come calcolato dalla Fondazione Leone Moressa, il saldo tra spesa pubblica e tasse pagate dagli stranieri è positivo, per un valore di 3,9 miliardi di euro.

Ulteriore beneficio, secondo Il V Rapporto Idos su Imprese e Immigrazione” (2015), arriva dalla crescente diffusione dell’iniziativa imprenditoriale immigrata, che, nel 2014 ha bilanciato la lieve ma progressiva contrazione della base imprenditoriale autoctona, colpita dalla crisi.


Fonti:

http://www.cnel.it/271?shadow_documento_altri_organismi=3442

http://www.mipex.eu/

http://www.fondazioneleonemoressa.org/

http://www.dossierimmigrazione.it/docnews/file/2015_Rapporto%20Imprenditoria_Scheda.pdf

http://www.dossierimmigrazione.it/docnews/file/2016_CS%20Anticipazioni%20Rapporto%20immigrazione%20e%20Imprenditoria%202016.pdf